giovedì 19 settembre 2019

Testaccio e Artebottega


BREVE STORIA DEL QUARTIERE TESTACCIO

Testaccio è il XX° rione di Roma. Il suo nome deriva dal cosiddetto "Monte dei cocci" (Mons Testaceus): 35 metri di “cocci” (“testae”, in latino) e detriti vari, accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al “porto dell’Emporio” poi detto di Ripa Grande.

Una sezione del Monte dei Cocci, dove si vede la stratificazione dei detriti ben sistemati

 Il porto di Ripa Grande era il solo di Roma città fin dall'epoca romana: qui arrivavano le merci e le materie prime (prioritariamente marmi, grano, vino) che dal porto di Ostia venivano trasportate sul Tevere con delle chiatte rimorchiate da bufali (dal 1842 sostituiti con rimorchi a vapore)….


Lungotevere Testaccio il "Porto di Ripa" sullo sfondo il "Ponte Sublicio"

La fontana posta nel Parco della Resistenza
La fontana della Piazza Testaccio
Nei secoli i cocci di anfore, che erano i contenitori dell'epoca per la movimentazione di grano e alimenti liquidi, si accumularono fino a formare una montagnola, il “Monte dei cocci”, appunto, e di qui la scelta successiva dell'anfora come simbolo del rione visibile nella iconografia delle fontane testaccine. Il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni. 



I marmi, che diedero il nome alla via Marmorata che mette in comunicazione il porto di Ripa con la Porta Ostiense (oggi San Paolo), erano quelli che i romani continuarono ad importare da tutto il Mediterraneo via mare fino alla fine dell'impero.

Un particolare del "Portico Aemilia"
Le merci venivano conservate in un vasto magazzino detto "Portico Aemilia", ancora visibile e presente in tutto il quartiere... 

sezione del Portico Aemilia sulla via Franlyn, inserito nella scuola Cattaneo

Nella decadenza di Roma rimasero inutilizzati sulla sponda del Tevere testaccino in grandi quantità, “res nullius”, e questa per secoli fu una specie di cava a cielo aperto di semilavorati di valore.
Lo spazio tra il Monte dei cocci e le mura era ad uso pubblico, e chiamato «i prati del popolo romano», e i Romani "di città" la frequentavano per diporto: per loro i prati del Testaccio erano destinazione tradizionale delle gite di pasquetta e delle ottobrate.

Le mura che percorrono il lato sud del Quartiere fino alla Porta San Paolo
Una documentazione ulteriore definisce la zona tra il Monte dei Cocci e le mura adiacenti, “un percorso accidentale tra cocci e vipere” dando vita a un percorso ben definito, denominato come riporta un documento facente parte del Codice Redi (Biblioteca Laurenziana) Vicus Viperinus Testacio…. Tradotto significa letteralmente “Borgo dei Vasi di Coccio e delle vipere”.

Il Cimitero Acattolico, dove sono posti le spoglie di Poeti, artisti ed intellettuali, meta interminabile di visitatori, che oggi possono visitare anche la tomba di Camilleri lo scrittore 

Il cimitero degli alleati che hanno partecipato alla difesa di Roma nel settembre del 1943
Nel contesto delle "mura" sono posti il Cimitero Acattolico, e il Cimitero degli alleati, in onore dei caduti per la difesa di Roma, a Porta San Paolo... 

La Piramide Cestia e la Porta San Paolo, che fa da ingresso al quartiere
Tutta la zona è stata nel tempo soggetta alle alluvioni e alle piene del Tevere, fin quando non vennero progettati e realizzati i muraglioni del Lungotevere. Con il piano regolatore del 1873 si prevedeva a Testaccio un quartiere per magazzini ed opifici. 

TESTACCIO 
nei versi di Claudio Del Vico

Su la riva sinistra, che confina,
Lungotevere che sta tra Ponte e Ponte,
dar Sublicio prosegue fino ar Monte
con una pronunciata incurvatina.

A mezza curva c’è ‘na bona fonte
E de sopra un’epigrafe latina*
De quanno, lì, Pio Nono, ‘na matina
Ce trovò delle pietre bell’e pronte.

La fonte battezzata er Funtanone
Se sa: che i lungotevere gigioni
So’ quelli frequentati da persone
Ch’hanno ispirato celebri canzoni;

qui, tutt’ar più, ce troverai abbracciati
sotto la luna – in cerca d’emozzioni –
li ragazzini, a fa l’innamorati.,,, 

*Er fontanone
 Il testo epigrafico è: “PIUS IX PONT. MAX. EMPORII GRADIBUS AD TYBERIM REPERTIS MARMORUM EX ASIAE ET AFRICAE LAPIDICINIS INGENTI COPIA QUAE DIU LATUERAT RECIPERATA ET SACRAE URBIS SUAE ORNAMENTO REDDITA RIPAM HANC IN LONG. P. M. M. IN LAT. P. P. M. XL MURO DUCTO TERMINAVIT PUBLICAVITQUE ANNO S. P. XX IIII” Una traduzione completa del testo, che probabilmente è l’ultimo dello Stato Pontificio sotto forma di memoria pubblica urbana, essendo del 1870, (allocato evidentemente da gennaio a settembre) deve tener conto di conoscenze in atto non ancora coordinate sui lavori di riesumazione degli impianti portuali dell’Emporio.

Con il piano regolatore del 1873 si prevedeva a Testaccio un quartiere per magazzini ed opifici. In quello del 1883 poi erano progettati anche i magazzini generali, il mattatoio e varie industrie. Testaccio rappresenta uno dei primi quartieri della città con la formazione della prima periferia.

Ingresso del "vecchio Mattatoio", oggi sede di attività Culturali e sociali
 
Interno del Mattatoio, restaurato e sede oggi della Università di Architettura Roma Tre
Nel 1872 i terreni di Testaccio, denominati da secoli "prati del popolo romano", erano per lo più dei Torlonia. Nel 1883 si comincia a costruire il primo quartiere operaio e industriale di Roma: lì, nei terreni di Testaccio, sorgeranno le attrezzature necessarie alla vita di una metropoli, e, accanto, le case degli operai. 


Per completare l'impresa ci fu l'intervento dell'Istituto Case Popolari. Nel 1907 Testaccio contava 8.000 abitanti circa, quasi tutti operai. E nel 1921 fu scorporato dal vasto e poco popolato rione Ripa, anche se da sempre Testaccio aveva avuto una sua identità e non godeva di buonissima fama vista la vita portuale con i suoi traffici. Ma poi con l’esigenza di ospitare i lavoratori del Mattatoio e del polo industriale dell’Ostiense si istituì l’ultimo rione di Roma pianificato già nel lontano 1873.


 Rione assolutamente popolare, da sempre luogo d'elezione dei passatempi e delle scampagnate dei romani, fu la culla dell'A.S. Roma con il suo campo di calcio. 

Il Monte dei Cocci visto dal lato della via del Monte di Testaccio, dove ci sono numerosi ritrovi, pub e trattorie,
sempre attive anche nelle ore notturne
Le numerose fraschette, osterie e trattorie di una volta (favorite dal fatto che a Testaccio era localizzato il Mattatoio comunale, e poco lontano i Mercati generali) si sono trasformate ora in pub e ristoranti, che ne perpetuano la vocazione "divertentistica", e siccome i piaceri alimentari non escludono quelli intellettuali, nel vecchio Mattatoio è stata installata una sezione del MACRO e una sede della Facoltà di Architettura dell'Università Roma Tre, mentre al monte dei Cocci ha la sua sede la Scuola Popolare di Musica di Testaccio.

Un ristorante ricavato dallo scavo del Monte dei cocci... si vedono in fondo la sezione dei detriti di anfore
La fantasia e la vocazione degli abitanti di Testaccio, emerge anche nelle molteplici canzonette e versi, stornelli e serenate.



(ringraziamo il signor Mario Tidei per la sua consulenza storica)

In questo contesto si inserisce nei primi del novecento (1920) la storia della “Bottega”. Proveniente dall’Abruzzo, la famiglia di Giovanni  Ferretti, (il nonno) prende possesso un locale nel popolare quartiere di Testaccio, dove inizia un’attività artigianale “il ciabattino”. 


Qui cresce alla “corte” di Giovanni, Nicola Ferretti, che prende la gestione della “bottega” dando un tono più creativo, iniziando con dei propri modelli di calzature, scaturiti dai suoi disegni, per poi  produrle “su misura” con l’aiuto di Ada, la moglie, creatrice di modelli che lei stessa confeziona con la sua professione di “orlatrice” (colei che cuce le tomaie, cioè le parti in pelle delle scarpe). Nel frattempo i due mettono al mondo nove figli... tutti con tendenze artistico-creative. Nessuno però segue le orme dei genitori, anche se tutti conoscitori del “mestiere”.




Ad un secolo di distanza nasce il gruppo artisti di Testaccio, per iniziativa di quattro dei nove fratelli Ferretti, Lucio, Diana, Giorgio e Giuliano... per dare continuità ad una famiglia che non si arresta mai nel produrre e promuovere l’arte e la creatività in ogni sua forma!
                                                                                                                                                         

Il nuovo mercato di Testaccio

Interno del Mercato Testaccio

Un saluto dal nostro quartiere, venite a trovarci, potrete verificare da voi questo ambiente che ha conservato negli anni,
 lo spirito dell'accoglienza, della familiarità e "der volemose bene"